giovedì 2 febbraio 2017

L'adozione di Spitz Mark

Siamo nel dicembre del 2013, dopo dieci lunghi mesi i muratori stanno finendo di ristrutturare la nostra casa, in giardino abbiamo ancora roba ammucchiata e in casa non ci sono neppure le tende o i quadri appesi alle pareti. 
Il sabato mattina usciamo a comperare il pane e sul lungomare incontriamo un cucciolo tutto spettinato con un accenno di barbetta e baffo come piace a noi (mio marito è un appassionato dello Spinone Italiano) al guinzaglio con una ragazza. Lo guardiamo teneramente e ci diciamo: quando saremo a posto con la casa, vogliamo anche noi un cagnolino così! 




La mattina dopo è domenica, c'è il mercatino di Natale... che facciamo? Ci facciamo un salto? 

La cosa è strana: nessuno di noi si sogna mai di andare a un mercato, li detestiamo!! Eppure quella mattina siamo entrambi irresistibilmente attratti da quel mercatino...Ci avviamo a piedi, c'è il sole, non fa freddo, è una bella passeggiata. Distrattamente ci aggiriamo per le bancarelle. Ma quello non è il canino di ieri? Sì! E' lui! Andiamolo a salutare! Ci avviciniamo e scopriamo che è vicino alla bancarella del Rifugio di via Olmi, ha un cartello appeso al collo: IN ADOZIONE. Restiamo a bocca aperta, con gli occhi spalancati, la Signora Cecilia che gestisce il Rifugio ne approfitta subito, capisce che siamo interessati, si mette a parlare con noi, ci racconta come, solo un paio di giorni prima, Poldo (così gli avevano messo provvisoriamente nome) fosse stato ritrovato in mezzo ad una strada, ferito e insanguinato, spaventato e in compagnia di un cane morto investito da una macchina. Il cane è timido e timoroso, ma si capisce subito che ha un'indole buona e non è aggressivo. Chiediamo se possiamo portarlo a fare una passeggiata, per passare un po' di tempo con lui, per conoscerci. Cecilia è felice di consegnarlo alla nostra custodia: abbiamo avuto subito un bel feeling, ci siamo capite al volo. 
Così siamo andati un po' in giro con Poldo del quale ci siamo subito innamorati. Ma come si sa, un cane è per sempre, quindi l'abbiamo riconsegnato con la promessa che saremmo andati a prenderlo per portarlo fuori la settimana successiva e nel frattempo ci avremmo pensato su; non si prende un cane solo perchè lo abbiamo visto e ci è piaciuto. 
Dal momento in cui abbiamo riportato il cane al banchetto fino al giorno successivo all'ora di pranzo, mio marito ed io non abbiamo più sollevato l'argomento. Silenzio. Ognuno di noi ci pensava e ripensava, ognuno di noi soffriva al pensiero che lui fosse tornato in gabbia. Ci guardavamo intorno e la casa era un caos...come portare un cane qui dentro? Ma quello era il cane che volevamo, ma ne eravamo sicuri? Sembrava predestinato, ma sarà la cosa giusta da fare? Mille le domande e i pensieri. Finchè alle 13 mio marito domanda "allora, che si fa?" Ed io "si fa un piatto di pasta?"  "Noooo, dicevo del cane!!! Lo prendiamo??? Io telefono al Rifugio!!!" E prende il telefono e chiama la signora, dicendo che saremmo andati a rivederlo l'indomani. Nel frattempo mio marito è preso dal raptus della pulizia: svuota il garage, butta via tutta la roba inutile, pulisce il giardino, mette ordine in casa, fa spazio per una cuccia e organizza ogni cosa, chiama per farsi portare via i rifiuti ingombranti. E andiamo al Rifugio. E' un bel posto, in mezzo alla campagna, c'è pace e tranquillità, i box sono grandi e hanno molto spazio esterno, i cani vengono portati fuori quotidianamente, Cecilia li conosce uno per uno, ha con loro un rapporto molto stretto, come se fossero tutti cani suoi, il cibo che viene dato loro è di buona qualità, vengono curati e accuditi con amore e sollecitudine, ma non basta, questi piccoletti hanno bisogno di una casa e noi non intendiamo far aspettare Poldo ancora a lungo. Prendiamo accordi per il sabato successivo, il giardino è quasi a posto, lavoriamo alacremente. 
Il sabato mattina alle 9 siamo al Rifugio. Abbiamo un nome per "la belva": Mark Spitz. Il famoso nuotatore degli anni '70, uno di quelli che ha scritto la storia del nuoto, un personaggio importante per noi nuotatori. Si chiamerà così il nostro cane con la speranza che ami l'acqua e che ci segua nelle nostre traversate! (non sarà poi così, ma fa lo stesso, ci piace ugualmente!).





Cecilia ci ha preparato tutto: collare e guinzaglio di cuoio azzurro con applicazioni dall'aria bohemienne che tanto si addicono al personaggio, cuccia igloo da tenere all'esterno, due brandine di diverse dimensioni per interno, due ciotole di acciaio inox per la pappa, una confezione di mangime secco; poi ci accompagna dal veterinario di sua fiducia per le vaccinazioni e il microchip. Tutto a carico del Rifugio. 
L'arrivo a casa non è stato dei più entusiasmanti. Spitz Mark era molto timoroso, non entrava né in casa né nella cuccia. Cecilia si prodiga nell'aiutarci, ma ci vogliono diversi giorni perchè si abitui al nuovo ambiente e soprattutto impari a non scappare dal più piccolo buchino nella recinzione. Mio marito passa una settimana a installare reti dalla maglia sempre più fitta per proteggerlo dalla strada. Numerose volte i vicini vengono a suonarci il campanello per dirci che il nostro cane era nel loro giardino, ma poi, come per magia, un bel giorno si è rasserenato e ha deciso che anche lui abitava qui. E il resto lo conoscete... 
Devo dire che da questa esperienza è nata una bella amicizia con Cecilia che ci invita regolarmente alle festicciole che tiene presso il canile e a qualsiasi iniziativa che riguardi i cani adottati. Siamo inoltre in contatto per qualsiasi cosa riguardi Spitz, dall'abrasione alla zampa alla conquista per aver imparato il resta; spesso ci sentiamo per le adozioni, per controllare le famiglie alle quali vengono dati i cani, per scambiarci giudizi e impressioni. 
Sono contenta di avere adottato Spitz per il cane che era, per il cane che è diventato e per quello che rappresenta nella mia vita. 


Eleonora


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