venerdì 10 febbraio 2017

La mia esperienza da volontaria

Merlino è stato un cane difficile, dolce e affettuoso, ma bisbetico e dal carattere impossibile. Quando ci ha lasciati non nego di aver tirato un sospiro di sollievo... La vita era molto meno complicata senza di lui! Ma il dolore per la perdita è stato comunque grande e l'amore per quel cane immenso fin dal primo momento, perciò era doveroso per noi ricordarlo in qualche modo e continuare a farlo vivere nella memoria aiutando gli altri. Mi sono quindi avvicinata al canile municipale "In memoriam", come ero solita a dire a chi mi chiedesse il motivo della mia scelta. 
Sentivo sempre la gente dire "ah, io non ci posso andare perchè mi viene la tristezza e mi metto a piangere". Francamente a me non è mai venuta un'angoscia così forte da non poterci andare, anzi, il fatto di fare qualcosa per loro mi faceva stare bene, il sapere che loro mi stavano aspettando per uscire non faceva altro che incentivare le mie visite e renderle sempre più frequenti. Se un giorno non potevo andare non facevo che pensarci: ormai era diventata un'abitudine tale da non poterne più fare a meno. Li avrei portati a casa tutti! Ogni tanto mi innamoravo di qualcuno, ma sapevo che non avrei potuto adottarlo e sognavo il momento in cui sarei stata libera di farlo, immaginavo come e chi avrei scelto, e pensavo a come sarebbe stato il mio compagno ideale. 
Intanto, insieme alle altre volontarie, organizzavamo mercatini e mostre, passavamo il periodo natalizio al nostro banchetto in centro a vendere piccoli oggetti da noi realizzati o donati da qualche azienda, calendari e gadget natalizi per racimolare qualche soldo per l'acquisto di cibo, cucce, medicinali e altre cose utili per i nostri amici e soprattutto cercavamo loro una casa. 
Ricordo volentieri i servizi fotografici fatti presso il canile, le mostre fotografiche realizzate con le foto scattate esposte nei locali messi a disposizione dal Comune e vendute al pubblico con grande successo e l'acquisto di cucce riscaldate per i cani anziani che allora erano ospiti presso la struttura. Una grandissima soddisfazione. 
Mi piace ricordare la collaborazione con diversi professionisti locali che mettevano a disposizione la loro capacità e la loro attrezzatura per rendere al meglio i nostri lavori, la tipografia che stampava i nostri calendari a buon prezzo per permetterci di realizzare un guadagno da destinare ai cani e tutte le persone che in qualche modo si sono adoperate per la nostra causa. Sono stati anni frenetici, sempre alla ricerca di qualcosa e di qualcuno, sempre ad organizzare e collaborare, ci ritrovavamo al canile per la sgambatura e poi a casa di qualcuna di noi a tagliare, cucire, incollare... 
Poi le circostanze della vita mi hanno portata a cambiare casa e città, sono successe tante cose da allora, ma il pensiero dell'adozione dal canile non mi ha mai abbandonata fino al giorno in cui ho incontrato Spitz Mark ed ho potuto realizzare il sogno di avere il cane ideale, il cane che avevo sempre sognato e non ho dovuto sceglierlo: è stato lui a scegliere me. 
Alla fine penso che il cane ideale non esista, il cane ideale è il nostro cane, è quello che amiamo, quello che ci sceglie e che impariamo ad accettare per quello che è, quello che ci fa ridere quando fa un danno, quello di cui amiamo i difetti ancor più dei pregi. 
Penso che un'esperienza in canile sia molto utile per tutti, ma in particolar modo per coloro che intendono adottare un cane. In questo modo si riesce in primo luogo a conoscerli meglio e si impara a rapportarsi con loro, si conoscono varie tipologie di cane, con caratteri, atteggiamenti ed esigenze diverse e si diventa automaticamente dei proprietari più consapevoli. Ma la cosa fondamentale è che ci si rende conto di quanto sia bello fare qualcosa per gli altri, per delle creature meravigliose che tanto sanno dare e niente chiedono in cambio.


Eleonora

E' vietata la riproduzione del testo, o parti di esso, e delle immagini, senza riportarne la fonte o chiederne il consenso.

martedì 7 febbraio 2017

le sguinzagliate adozioni

Da oggi parte un nuovo blog che offre un po' di visibilità ai pelosetti in cerca di casa.
Per saperne di più venite a visitarlo!

http://lesguinzagliateadozioni.blogspot.it/


lunedì 6 febbraio 2017

Una nuova vita

Nell'ottobre del 2010 morì improvvisamente Lucky, il mio piccolo maltese con il quale ero cresciuta. Per tutta la famiglia fu un dolore immenso, insopportabile. Nel gennaio del 2011 io e mia sorella decidemmo di recarci in un canile per cercare un altro cucciolo che potesse riempire la nostra casa ormai così vuota.
Arrivate in canile trovammo 8 splendidi cuccioli insieme alla loro mamma. Erano tutti bellissimi e tremendamente dolci. Non sapendo quale prendere, scegliemmo la prima che ci venne incontro per farsi coccolare. Aspettammo con ansia che passassero i primi 60 giorni per poi separarla dalla mamma e dai fratellini e accoglierla in casa con noi.
Da quel giorno sono passati ben 5 anni, ormai lei è la regina di casa e tutti nutriamo un amore profondo per lei.

Ad ottobre 2015 andai a convivere con il mio ragazzo, i miei genitori mi supplicarono di lasciare a loro Kira, perché per loro è una terza figlia.
Nonostante cambiai casa lei stava spesso con me, e tuttora non passiamo più di 3 giorni senza vederci. Ero decisa a non prendere altri cani, non ero pronta a dedicarmi completamente ad un cucciolo, avevo bisogno di vivere tranquillamente senza dover rendere conto a nessuno.
Passò così un anno, durante il quale mi convincevo che non era ancora il momento, ma che prima o poi ne avrei preso uno tutto mio.
Durante l'estate un'amica di famiglia, sapendo del mio amore per i cani, condivise con me questa storia:
Il proprietario di una Beagle abbandonò tre cuccioli in quanto meticci. Erano due sorelline e un fratellino. Quest'ultimo era purtroppo deceduto mentre le due sorelline cercavano casa. 

Mi inviò le foto e dopo due minuti chiamai i responsabili dell'associazione che se ne stavano occupando. 
Avevo sempre sognato di avere due cani contemporaneamente, e decisi di chiedere l'adozione di entrambe. Non potevo assolutamente dividerle ne tanto meno scegliere una tra le due.
Alla fine, dopo aver inviato tutti i moduli mi dissero che era rimasta solo lei, la piccola dagli occhi azzurri. Rinunciai ad andare in vacanza, nonostante avessi già prenotato e pagato una caparra.  
Ad agosto arrivò lei, Zoe, un piccolo terremoto in grado di conquistare chiunque.
Ricordo ancora il primo giorno che arrivò, la volontaria la tirò fuori dalla gabbietta del furgone e lei si lanciò letteralmente tra le mie braccia riempendomi di baci. Fin dal primo giorno è stata affettuosissima con tutti, così dolce quanto allo stesso tempo tremenda.
Nel corso del tempo scoprii che soffriva di ansia da separazione, decisi a questo punto di adottare un altro cane. In questo modo potevo sia realizzare il mio sogno che cercare di aiutare lei a superare questo problema.
Tramite la stessa amica di famiglia che mi invogliò a prendere Zoe contattai una volontaria di un canile in provincia di Roma.
Volevo un cane di un paio di anni, ero un po scettica nel dover fare questa scelta a distanza. Ma poi tra tutti vidi lui, aveva uno sguardo tristissimo ma allo stesso tempo sembrava sorridesse.
Non si sapeva bene quale fosse stata la sua vita nei primi mesi dopo la nascita, lo trovarono da piccolo che vagava per le strade e lo misero in canile e da li non era più uscito.
Me lo descrissero anche caratterialmente e aveva tutti i requisiti che cercavo in un cane. Mi buttai e accettai di adottare lui.
Sono passati solo 3 mesi dal suo arrivo e giorno dopo giorno scopro un pezzetto in piu di lui e ogni giorno sono sempre più felice della scelta che ho fatto.
Nonostante la timidezza iniziale è un bel peperino anche lui ma è di una tenerezza infinita.
Ormai tra lui e Zoe c'è una complicità pazzesca. Come tutti i fratelli spesso litigano e si punzecchiano ma non possono fare a meno uno dell'altro. E soprattutto io non posso fare a meno di loro.

Francesca

Nemo e Zoe

Nemo e Zoe mentre gocano

Nemo e Zoe



E' vietata la riproduzione del testo, o parti di esso, e delle immagini, senza riportarne la fonte o chiederne il consenso.

giovedì 2 febbraio 2017

L'adozione di Spitz Mark

Siamo nel dicembre del 2013, dopo dieci lunghi mesi i muratori stanno finendo di ristrutturare la nostra casa, in giardino abbiamo ancora roba ammucchiata e in casa non ci sono neppure le tende o i quadri appesi alle pareti. 
Il sabato mattina usciamo a comperare il pane e sul lungomare incontriamo un cucciolo tutto spettinato con un accenno di barbetta e baffo come piace a noi (mio marito è un appassionato dello Spinone Italiano) al guinzaglio con una ragazza. Lo guardiamo teneramente e ci diciamo: quando saremo a posto con la casa, vogliamo anche noi un cagnolino così! 




La mattina dopo è domenica, c'è il mercatino di Natale... che facciamo? Ci facciamo un salto? 

La cosa è strana: nessuno di noi si sogna mai di andare a un mercato, li detestiamo!! Eppure quella mattina siamo entrambi irresistibilmente attratti da quel mercatino...Ci avviamo a piedi, c'è il sole, non fa freddo, è una bella passeggiata. Distrattamente ci aggiriamo per le bancarelle. Ma quello non è il canino di ieri? Sì! E' lui! Andiamolo a salutare! Ci avviciniamo e scopriamo che è vicino alla bancarella del Rifugio di via Olmi, ha un cartello appeso al collo: IN ADOZIONE. Restiamo a bocca aperta, con gli occhi spalancati, la Signora Cecilia che gestisce il Rifugio ne approfitta subito, capisce che siamo interessati, si mette a parlare con noi, ci racconta come, solo un paio di giorni prima, Poldo (così gli avevano messo provvisoriamente nome) fosse stato ritrovato in mezzo ad una strada, ferito e insanguinato, spaventato e in compagnia di un cane morto investito da una macchina. Il cane è timido e timoroso, ma si capisce subito che ha un'indole buona e non è aggressivo. Chiediamo se possiamo portarlo a fare una passeggiata, per passare un po' di tempo con lui, per conoscerci. Cecilia è felice di consegnarlo alla nostra custodia: abbiamo avuto subito un bel feeling, ci siamo capite al volo. 
Così siamo andati un po' in giro con Poldo del quale ci siamo subito innamorati. Ma come si sa, un cane è per sempre, quindi l'abbiamo riconsegnato con la promessa che saremmo andati a prenderlo per portarlo fuori la settimana successiva e nel frattempo ci avremmo pensato su; non si prende un cane solo perchè lo abbiamo visto e ci è piaciuto. 
Dal momento in cui abbiamo riportato il cane al banchetto fino al giorno successivo all'ora di pranzo, mio marito ed io non abbiamo più sollevato l'argomento. Silenzio. Ognuno di noi ci pensava e ripensava, ognuno di noi soffriva al pensiero che lui fosse tornato in gabbia. Ci guardavamo intorno e la casa era un caos...come portare un cane qui dentro? Ma quello era il cane che volevamo, ma ne eravamo sicuri? Sembrava predestinato, ma sarà la cosa giusta da fare? Mille le domande e i pensieri. Finchè alle 13 mio marito domanda "allora, che si fa?" Ed io "si fa un piatto di pasta?"  "Noooo, dicevo del cane!!! Lo prendiamo??? Io telefono al Rifugio!!!" E prende il telefono e chiama la signora, dicendo che saremmo andati a rivederlo l'indomani. Nel frattempo mio marito è preso dal raptus della pulizia: svuota il garage, butta via tutta la roba inutile, pulisce il giardino, mette ordine in casa, fa spazio per una cuccia e organizza ogni cosa, chiama per farsi portare via i rifiuti ingombranti. E andiamo al Rifugio. E' un bel posto, in mezzo alla campagna, c'è pace e tranquillità, i box sono grandi e hanno molto spazio esterno, i cani vengono portati fuori quotidianamente, Cecilia li conosce uno per uno, ha con loro un rapporto molto stretto, come se fossero tutti cani suoi, il cibo che viene dato loro è di buona qualità, vengono curati e accuditi con amore e sollecitudine, ma non basta, questi piccoletti hanno bisogno di una casa e noi non intendiamo far aspettare Poldo ancora a lungo. Prendiamo accordi per il sabato successivo, il giardino è quasi a posto, lavoriamo alacremente. 
Il sabato mattina alle 9 siamo al Rifugio. Abbiamo un nome per "la belva": Mark Spitz. Il famoso nuotatore degli anni '70, uno di quelli che ha scritto la storia del nuoto, un personaggio importante per noi nuotatori. Si chiamerà così il nostro cane con la speranza che ami l'acqua e che ci segua nelle nostre traversate! (non sarà poi così, ma fa lo stesso, ci piace ugualmente!).





Cecilia ci ha preparato tutto: collare e guinzaglio di cuoio azzurro con applicazioni dall'aria bohemienne che tanto si addicono al personaggio, cuccia igloo da tenere all'esterno, due brandine di diverse dimensioni per interno, due ciotole di acciaio inox per la pappa, una confezione di mangime secco; poi ci accompagna dal veterinario di sua fiducia per le vaccinazioni e il microchip. Tutto a carico del Rifugio. 
L'arrivo a casa non è stato dei più entusiasmanti. Spitz Mark era molto timoroso, non entrava né in casa né nella cuccia. Cecilia si prodiga nell'aiutarci, ma ci vogliono diversi giorni perchè si abitui al nuovo ambiente e soprattutto impari a non scappare dal più piccolo buchino nella recinzione. Mio marito passa una settimana a installare reti dalla maglia sempre più fitta per proteggerlo dalla strada. Numerose volte i vicini vengono a suonarci il campanello per dirci che il nostro cane era nel loro giardino, ma poi, come per magia, un bel giorno si è rasserenato e ha deciso che anche lui abitava qui. E il resto lo conoscete... 
Devo dire che da questa esperienza è nata una bella amicizia con Cecilia che ci invita regolarmente alle festicciole che tiene presso il canile e a qualsiasi iniziativa che riguardi i cani adottati. Siamo inoltre in contatto per qualsiasi cosa riguardi Spitz, dall'abrasione alla zampa alla conquista per aver imparato il resta; spesso ci sentiamo per le adozioni, per controllare le famiglie alle quali vengono dati i cani, per scambiarci giudizi e impressioni. 
Sono contenta di avere adottato Spitz per il cane che era, per il cane che è diventato e per quello che rappresenta nella mia vita. 


Eleonora


E' vietata la riproduzione del testo, o parti di esso, e delle immagini, senza riportarne la fonte o chiederne il consenso.